mercoledì 30 dicembre 2009

il liberalismo e Gomorra

Berlusconi, promessa dal berlusconismo.
Peccato che la destra italiana con il liberalismo abbia poco a che fare, estranea com’è ai suoi più elementari dettami: a cominciare dal rispetto per il dissenso e per il conflitto.

di Emilio Carnevali

Dopo l’intervento di Marcello Pera pubblicato ieri (28/12) dal Corriere della Sera sembrerebbe ripartito l’annoso dibattito sulla “Rivoluzione liberale” promessa dal berlusconismo delle origini e sul suo bilancio storico a ormai tre lustri dalla celebre “discesa in campo”.

Lasciamo volentieri ai Del Debbio e agli Urbani (i cosiddetti “liberali del centrodestra”) la fatica di cimentarsi con questo spinosissimo tema, ben felici di non dover prendere seriamente gli spericolati accostamenti dell’on. Cicchitto fra Berlusconi e Calamandrei.

In questo zuccheroso clima post-natalizio – nel quale tutti, ma proprio tutti, dal presidente della Repubblica al papa – invocano un rinnovato spirito di armonia sulle istituzioni, vorremmo tuttavia fare una breve riflessione a proposito del rapporto fra “conflitto” e liberalismo.

Il liberalismo, si sa, è una categoria politica estremamente complessa, dai confini non ben determinati come quelli di altri grandi termini del lessico politico della modernità. Basti pensare che molti dei pensatori oggi considerati i padri teorici del liberalismo (fra i quali, ad esempio, Locke, Montesquieu, Kant) non hanno mai conosciuto né il sostantivo “liberalismo”, né l’aggettivo “liberale” (almeno nel significato che gli attribuiamo oggi).

Sono considerati liberali pensatori molto distanti fra loro: è assai difficile stabilire cosa abbiano in comune John Stuart Mill e Friedrich Von Hayek… Eppure, se ancor deve avere un senso questo termine, occorre individuare un nucleo di base, un insieme di elementi qualificanti che fanno del liberalismo uno strumento concettuale ancora utilizzabile.

Un autore certo non sospettabile di simpatie per la “sinistra giustizialista” come Giuseppe Bedeschi ha scritto nella sua Storia del pensiero liberale (Laterza 1990) che un aspetto fondamentale del liberalismo può essere rintracciato “nella sua ferma convinzione che l’antagonismo fra gli individui, i ceti e le classi sia estremamente fecondo, e che senza tale antagonismo in campo economico, sociale, politico e culturale non ci sia progresso della società, bensì solo stagnazione e regresso. Il confronto e il conflitto fra interessi e opinioni diversi non sono dunque fatti negativi, ma altamente positivi, che lo stato liberale deve porre a proprio fondamento”.

Il conflitto, anche quando molto aspro, è non solo ciò che distingue i regimi liberali da quelli autoritari, ma anche lo strumento di garanzia più efficace contro le degenerazioni violente che si producono in quelle situazioni nelle quali è preclusa una “valvola di sfogo legale” delle critiche al potere costituito.

Accusare i critici più intransigenti del potere berlusconiano di essere i mandanti morali del gesto di Massimo Tartaglia significa essere completante sprovvisti del più elementare alfabeto politico del liberalismo.
Viviamo in tempi di grandi tensioni politiche e sociali, che potrebbero anche acuirsi nei prossimi mesi, quando la disoccupazione continuerà ad aumentare a dispetto della tenue ripresa del ciclo economico.

A fronte di questa situazione un imperdonabile e pericolosissimo errore sarebbe quello di criminalizzare il conflitto e il dissenso. I posti dove “tutto tace”, in genere, non sono raccomandabili, e per averne una riprova non è necessario riferirsi ai grandi totalitarismi del Novecento. Un sistema propriamente totalitario ce l’abbiamo anche oggi sotto il naso, e di esso ci è stata fornita una straordinaria descrizione da Roberto Saviano nel suo libro Gomorra. “Qui il conflitto di classe è molle come un biscotto spugnato”, scrive Saviano nel suo viaggio per i distretti del ‘tessile camorristico’. “Qui le fabbriche formalmente non esistono e non esistono nemmeno i lavoratori”.

Forse abbiamo finalmente scoperto il Regno dell’Armonia? Il vero Partito dell’Amore vagheggiato da molti?

(29 dicembre 2009)